La fusion tra danza del ventre e danza di cabaret funziona!

Grazie a Esma, insegnante di danza del ventre in Francia, per averci parlato di questa fusion particolare, tra il cabaret e la danza orientale, che insegna attraverso una serie di stage.

Come è nato il desiderio di fondere la danza del ventre con la danza di cabaret? 

Qualche anno fa ho fatto una coreografia Fusion orientale/cabaret. All'epoca era un nuovo stile inesplorato. L’esperimento mi ha appassionata, le ballerine non vedevano l’ora di presentarlo al pubblico e lo spettacolo è stato molto apprezzato, in particolar modo, per l’aspetto estetico della rappresentazione scenica.
Allora perché non farne l'oggetto di uno stage? 
Il mondo della danza del ventre e quello del cabaret occidentale non sono poi così distanti. Ad ogni modo non penso siano due mondi in contraddizione...
Lo spirito del cabaret ha persino influenzato l'evoluzione della danza del ventre. Basta pensare al celebre “Casinò Badia” aperto al Cairo negli anni '20 da Badia Masabni, in cui si esibivano grandi ballerine di danza del ventre, diventate vere e proprie leggende (Naïma Akef, Samia Gamal, Tahia Carioca...).
Ancora oggi, un appassionato/a che si trovi a soggiornare al Cairo non va per caso ad assistere alle esibizioni della grande Dina ai Seminaris o di Randa Kamel al Nile Maxim ? per citare solo due delle grandi ballerine...
D'altra parte, la tradizione francese del cabaret occidentale con le sue soubrette di varietà, i suoi spettacoli sontuosi mi ha sempre affascinato. Quando penso ai "cabaret parigini" mi vengono subito in mente luoghi celebri come il "Paradis Latin" e il "Moulin Rouge". 
Infine, la contaminazione tra le culture ha sempre influenzato l’arte, soprattutto nel campo della danza (oltre che della musica, ovviamente, ma anche del teatro o della pittura...).
Ogni settore si arricchisce del contributo dell’altro.
Coloro che si imbarcano nella danza Fusion devono rispettare il più possibile il DNA delle varie danze, senza proporre una semplice sovrapposizione. È qui che nascono tutte le sfumature e la difficoltà dell'esperimento, e la necessità, non meno importante, di trovare le musiche giuste. 

Qual è il suo obiettivo in questa fusione di danza del ventre con la danza di cabaret?

Al di là degli elementi tecnici della danza orientale (isolazioni del bacino, ondulazioni, vibrazioni, accenti...), dobbiamo considerare lo stretto legame tra la cultura e la danza (stile Sharki, Baladi, folklore Saïdi, Fellahi, Mambouti, Haggalah...) con le caratteristiche musicali (strumentali e ritmiche) e le forme di danza che ne derivano. 
Questa osmosi tra musica ed espressione di danza si vede soprattutto nel Baladi.
Per il cabaret, vorrei sottolineare in particolare, gli aspetti della teatralità, la grandiosità e i fasti delle scenografie, il focus sull'espressività.
La sfida consiste nell'investire sui concetti di "large", "grande", "esteriorità" propri del cabaret e trasferirli alla danza del ventre... iniziando con movimenti più ampi, con una migliore gestione dello spazio (in particolare nello Sharki) e allo stesso tempo lavorare sull'intento della comunicazione, sull'interazione con il pubblico, anche quando si tratta di una danza più intimista, come il Baladi.
È un primo tentativo, a breve proporrò questo tipo di lavoro in uno stage per la prima volta.
L'obiettivo è quello di esplorare un campo nuovo in modo che la tecnica, l'espressione scenica della danza del ventre incontrino e si arricchiscano, spero, degli aspetti teatrali e spettacolari del cabaret. Si tratta di stabilire un ponte tra due mondi per migliorare la qualità tecnica, dare senso alla gestualità, esternare ciò che non si osa fare, o che non si fa abbastanza.

Cosa porterà questo insegnamento che unisce danza del ventre e danza di cabaret, alle ballerine che frequenteranno il suo stage?

È uno stage di 2 ore. Le linee guida di lavoro di cui parlo, sono ambiziose per un corso di questa durata. Si tratta di avviare un cammino che dovrà essere poi approfondito e questi saranno gli obbiettivi principali:
• Migliorare la qualità dei movimenti e la loro ampiezza
• Migliorare la gestione dello spazio, importante sia per le soliste che per un gruppo
• Gestione dell’interiorità e dell’espressività
Se, ad esempio, pensiamo al teatro, dietro le maschere della Commedia Dell 'Arte, i gesti dovevano essere ampi e generosi per essere ben visibili. Nello Sharki, con gli spostamenti, i movimenti delle braccia (aperture, cerchi, rotazioni...), i giri... lavorare su questi aspetti mi sembra molto utile.
Nel Baladi dove le braccia sono più vicine al corpo, dove si balla in uno spazio più ristretto, è importante non "fare movimenti striminziti", ma dare significato ai gesti in sintonia con la musica. L'approccio del "cabaret" può essere d'ispirazione e d’aiuto in questo caso.

Con quale abbigliamento e su che tipo di musica si balla questa Fusion che mixa danza orientale e danza di cabaret?

Per lo stage, va benissimo l'abbigliamento che di solito si indossa in un corso. Si potrebbero addirittura aggiungere delle belle scarpe da ballo con tacco!
Per il palcoscenico, si può dare libero sfogo all'immaginazione, prendendo spunto dal mondo del cabaret.
Nella Fusion che avevo creato nel 2015 per la mia compagnia Al Nessayem, l’elemento "cabaret" aveva decisamente preso il sopravvento: corsetti, tutù corti, collant, tacchi, guanti e parrucche. Si ballava con dei ventagli velati sulle note di "Whatever Lola wants'" di Natacha Atlas e Transglobal Underground.
Il problema della scelta della musica è effettivamente delicato. Il mondo di Natacha Atlas ad esempio si presta molto, a parer mio, a questo tipo di Fusion.

Dove e come le nostre clienti e ballerine possono seguire il suo corso di danza del ventre e Fusion?

Io insegno soprattutto danza orientale nel centro di Angers (in Francia), anche se ho avuto l'opportunità di fare lezioni o sostituzioni in altre località dello stesso dipartimento, o al di fuori come... a Nantes. Ho anche animato dei corsi nelle regioni occidentali della Francia, in Bretagna o nel dipartimento della Sarthe e all'estero nell'isola della Reunion.
Per coloro che sono interessate, vi invito a visitare il nostro sito web, per saperne di più sulle attività dell'associazione.
Allo stesso tempo, do anche un corso una volta a settimana alla “Maison de Quartier du Lac de Main” (ILM), sempre ad Angers.
Per quanto riguarda il corso danza del ventre/ cabaret, vi ricordo, che si tratta di uno stage particolare, che si svolge per la prima volta e che potrebbe anche essere replicato se ci fosse l’opportunità.

Qual è stato il suo percorso nel mondo della danza?

Innanzitutto, devo fare una distinzione tra “danza” e "formazione alla danza attraverso una pratica regolare e strutturata".
Per quanto riguarda il primo di questi due aspetti, la danza ha sempre fatto parte di me, mi ha accompagnato sempre fin dall'infanzia nel mio ambiente familiare. Ho ballato molto, soprattutto con mio padre, a cui sono molto grata, in particolare, per tutto quello che mi ha trasmesso in questo campo.
Per quanto riguarda la formazione alla danza, a parte 2 anni di danza classica, non consecutivi, ho iniziato ben più tardi, con mio grande rammarico. All'inizio mi sono dedicata soprattutto all'espressione teatrale per vari anni.
La danza del ventre è entrata nella mia vita una quindicina di anni fa, non sono in grado di dire quando con precisione.
Queste sono alcune delle tappe che hanno segnato il mio percorso:
Prime lezioni con Sawsane Johanna, ad Angers. Con lei, per vari anni ho imparato le basi tecniche della disciplina.
Ho continuato a seguire dei corsi e solo in un secondo momento ho ottenuto... l’“Abilitazione per l'insegnamento della danza del ventre", con il professor Hassan Khalil e in seguito l’"Abilitazione professionale di Yaël Zarca / Associazione Sultana" (1a edizione 2012).
Non ne avevo mai abbastanza e seguivo moltissimi stage, corsi di formazione, lezioni private con numerosi insegnanti/ballerini(e) che hanno sicuramente accresciuto la mia passione, "mi hanno fatta" crescere.
Tra questi (ma sarebbe noioso nominarli tutti, spero che mi perdonino quelli che non cito qui, perché in realtà sono grata a tutti/e per i loro insegnamenti), devo ricordare... Jillina, Randa Kamel, Momo Kadous, Gamal SeÏf, Mohamed Shahin, Fériel Rodriguez, Yaël Zarca... Grazie a tutti dal profondo del mio cuore!
Insegnante per le scuole medie e i licei nella "prima parte della mia vita professionale", è naturale che mi sia poi dedicata alla trasmissione del mio sapere e che sia diventata insegnante di danza del ventre
Diversi spettacoli aperti al pubblico, corsi e soggiorni al Cairo con l’associazione Sultana da sola o all'interno di una compagnia (AMEIYA).
Infine, oltre ai galà con le allieve, mi sono data l’obiettivo di fondare una compagnia di danza del ventre (Al Nessayem), allestire spettacoli, invitare le ballerine (gli ultimi due spettacoli: "Incontri" nel 2017 e "Pluri'elles" nel 2018).
Ora mi dedico totalmente alle lezioni e alle mie allieve.

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